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Risorti perciò immortali 

Ci troveremo “a faccia a faccia” con il Padre. È la sublime prospettiva alla nostra morte. Gesù stesso, dopo la risurrezione avverte: “Ancora non sono salito al Padre”. L'uomo risorto resta uomo, ma spogliato della condanna alla distruzione. “Presso il Padre ci sono molti alloggi”.

È vero che saremo assunti in Dio. Come “risorti per non più morire” o come eterni? Immortali oppure eterni? L'eternità è sostanziale di Dio. Come? Forse dopo lo sapremo. L'immortalità è dell'essere mortale, è il superamento della sua mortalità. Dio solo è eterno. Noi, presso Dio, vivremo alla sua luce, che illuminandoci ci sveste della morte. Anche “dopo” la nostra finitezza resterà.

Allora saremo immortali, come continuazione dell'”anima immortale”, oppure risorti, cioè inizianti un nuovo stato, pur non svestendoci della nostra finitudine. Lo sapremo finalmente, anzi lo sperimenteremo.

Gesù, in quanto uomo, assunto dal Verbo, non perde la sua struttura d'uomo. Uomo che risorge per non più morire, secondo il disegno della Trinità. E in quest'uomo, risorto per non più morire, noi ci troveremo assimilati. La sua avventura, da risorto, sarà la nostra avventura, come, del resto, è l'avventura della Madonna e di ogni santo, celebrato o anonimo.

Il desiderio e il bisogno di immortalità è in ciascun uomo. Che poi tale bisogno lo si esprima con le reincarnazioni, con le piramidi, con le sculture dell'isola di Pasqua, è secondario, e non è sicuro. La sicurezza ci viene dall'unico risorto per non mai più.

02.07.15