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Il prestito al tempo


L’esodo dalla vita è l’eternità beata in Dio. Nasciamo destinazione Paradiso. I nostri genitori, che, bene o male, ci hanno fatto nascere, o semplicemente esistere, ci hanno “donato” a Dio.

Essi ci hanno posti nell’anticamera, e nell’attesa dobbiamo rendere più sereno possibile il sostare nella sala d’attesa.

Il Padre, il nostro Dio Trino, ha voluto e deciso di creare l’uomo, e l’ha destinato a sé. Però desidera il suo libero operare per armonizzarlo con l’”eterno”. L’uomo inizia a vivere l’eternità nel tempo. È questo, mi sembra, il nostro presente vivere la vita eterna, che Gesù ci regala. Il nostro operare è già nell’eternità, e, passato il superamento del tempo, necessariamente ricupereremo quanto abbiamo vissuto durante l’anticamera, scegliendone tutti i valori vissuti.

Questo è magnifico: veniamo dall’eternità di Dio, siamo prestati al tempo… per un po’ di tempo, per poi tornare a casa nell’eterno. Dei morti cristiani usa dire: “è tornato nella casa del Padre”. Tale casa è la nostra casa, dalla quale usciamo il mattino per il lavoro, e nella quale rientriamo la sera a lavoro terminato.
Per farci sentire il gusto della patria (il luogo del Padre) che ci attende, Dio ci dona i momenti di nostalgia del “Regno”. Ecco le pause, non solo quella del letto, ma soprattutto quella dell’Eucarestia, durante la quale appoggiamo il capo sul Padre, per assaporarne la soavità. Anticipi di cielo sono le nostre messe quotidiane.

Noi, fatti con destinazione Cielo, tutta la nostra vita è impregnata nell’anticipo del Cielo. Nella sua imprevedibile bontà, Gesù si è fatto Eucarestia per continuare a essere con i figli dell’uomo, per rammentargli di essere figlio di Dio, e per accompagnare in lui, la nostalgia continua e il desiderio insaziabile della casa.

19.01.16