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Pianto per le perdite

Perché rileviamo, attorno a noi, ritorni inconsapevoli a prima di Cristo? Gesù ha segnato e continua a segnare (“sarò con voi fino alla fi-ne del continuo evolversi di questo mondo”) un modo diverso di vivere le spinte dell’inizio, collegandole con le esigenze del futuro: si tratta sempre di quel “già e non ancora”.
Molte spiritualità, che scorrono tra di noi, dopo che i confini tra l’Africa e l’Asia stanno franando, tentano di farci ritornare ai primordi, dimenticando la novità assoluta e progrediente che è Gesù.

Forse per lungo tempo ci è stato nascosto Gesù, per avviarci verso devozioni e formule non vissute e sentite. Eppure oltre il nostro chiudere gli occhi, il sole splende ancora. Questa è la speranza, che non dobbiamo lasciarci rapire.

Ritorno al passato sono tutte le spiritualità, che fanno incentrare l’uomo su se stesso. È ritorno alla fisiologia e alla psicologia degli inizi, dei bambini, quando scoprono le meraviglie del proprio organismo e se ne impadroniscono.

Ritorno, o fissazione, al passato sono le spiritualità e anche le re-ligioni che svincolano da Cristo per attenersi a metodiche di tipo naturi-stico o a religioni di tradizione naturalistica o precristiana.

Il cristianesimo non condanna questi indietreggiamenti o questi inciampi nel passato. Esso sa che Cristo è la salvezza di ogni uomo. Però si affligge per la povertà di contenuti rivelati, che tali inciampi o indie-treggiamenti comportano.

Piange anche per quelle persone che si allontanano dalla pie-nezza di Gesù per scavare pozzi che perdono acqua.

20.08.14