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Legge e amore  1 

Legge e amore. Il rapporto tra i due termini non è univoco. Legge e amore possono contrapporsi, come afferma spesso Paolo, quando oppone la legge alla grazia (charis, carità, amore). La legge può condurre all’amore: io ti do queste norme, affinché tu viva: così troviamo non raramente nell’Antico Testamento. L’amore può creare una legge: perché Dio ama il suo popolo, gli impone norme di vita.

Tra le ambivalenze non è agevole sceglierne una. Davanti a Gesù e a Paolo si staglia una situazione chiara: la Legge, e nessuna legge, non riveste un valore assoluto.

Quando la legge pretende di valere da sé, per spingere alla sua osservanza, non resta che minacciare il castigo, se essa è trascurata o combattuta. Allora, ancora Paolo ci dice, che da parte della legge si pone la condanna, mentre da parte dell’amore si pone la vita.

Gesù non è legislatore che minaccia: “Non sono venuto per condannare, ma per salvare”. Siamo salvi, quindi, “per mezzo di lui”.

Le leggi divine, comunque espresse, nascono dall’amore e conducono all’amore. Le leggi umane non nascono da prette esigenze di amore, ma da esigenze di un ordinamento sociale, ordinamento frequentemente ambiguo: chi ammazza è punito, chi abortisce è assolto. Neppure la vita (la sostanza umana) è un valore assoluto inteso dalle leggi umane. L’unico “assoluto”, quello che può fare alto e basso – non per amore, ma per tornaconto più o meno confessabile! – è il legislatore, spesso un legislatore privo di coscienza morale.

Per noi, cristiani, l’unico assoluto è Dio, e l’assoluto si appalesa nell’amore. Questo assoluto d’Amore, detta e talvolta impone norme solo per amore, e per mantenerci nell’amore. Nel suo Amore!

19.01.16