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 Speranza e luce

La fede si realizza dinamicamente nella speranza. Speranza in ciò che è  e che, per noi viventi nel tempo, verrà. Anche la carità di esprime con la speranza.

C'è la speranza anche negli auguri che si esprimono nel Natale. L'augurio è una realtà pagana, che non si addice a un cristiano che è sicuro dell'amore di Dio, sempre presente e attivo. Però se l'augurio è un desiderio che si attui quel bene che il Padre ha stabilito per noi, allora l'augurio è confidenza e speranza.

Inoltre la carità si esprime nella speranza, quando altro non possiamo dare alle persone che ci ostacolano, se non il desiderio che si ravvedano, ossia che Dio, Amore, possa toccare il loro cuore. L'amare i “nemici” null'altro può essere che il desiderare che si “convertano”. La preghiera per la conversione dei persecutori è autentica speranza, che si unisce all'onnipotenza misericordiosa del Padre.

La nostra vita tutta, personale e comunitaria è non solo un vivere nel Padre, ma meglio un vivere del Padre. L'uomo vivente è la gloria di Dio, ci avverte la Scrittura. È gloria perché la sua vita è gloria di Dio (onnipotenza) operante nell'uomo per mantenerlo nella vita, fino a che Dio ritirerà a sé la propria gloria, trascinandosi unita la vera grandezza dell'uomo, quella che, nel nostro linguaggio difettoso, diciamo anima.

La morte non è abbandono, ma quel Padre, che ci aveva dato in prestito la vita, la riprende con sé, e quasi in essa incollato si assume in essa anche il nostro stesso “essere”, la nostra povera persona. Questa, assunta nella gloria di Dio, ricupererà tutta la luminosità, di cui era fornita all'inizio.

28.12.15