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Essere santi

Dio al suo popolo comandava di essere santo: così si legge nel Pentateuco.

Insomma dice: voi siete il mio popolo, sono santo io, e anche voi dovete essere santi. Essere santi, come? Con molte preghiere, con il culto sfarzoso, con imbandimento di feste? Con ascetismo e penitenza?

La santità di Dio è contagiosa: nel proprio interno trinitario, e nell’esterno tra i suoi figli. Poi, da buon Padre, spiega e semplifica ciò che intende per santità umana, consona alla santità divina. La santità di Dio che è comunicata a noi è promozione di stima e di aiuto. Perciò Dio esemplifica la nostra santità di figli, che diventa santità tra i fratelli. Essere giusti (neppure del tutto generosi): non rubare, non frodare, pagare il dovuto a chi lavora, accettare il prossimo… Stiamo quasi per leggere di essere filantropi. Però filantropi non per piacere alla nostra vanità oppure al giudizio lodativo degli altri, bensì per essere figli del Padre, i quali godono di recare piacere a lui.

Di Gesù il Padre dice: “Questo è il mio figlio prediletto: lui è il mio piacere”. Se di Gesù è detto questo, la stessa cosa è riservata ai fratelli e alle sorelle di Gesù..

Far le cose, che sono gradite al Padre. Questo è desiderio del Padre. Questo è l’atteggiamento di Gesù, durante tutta la sua esistenza sulla terra. E immaginiamo anche la sua esistenza ultraterrena!

Nella tradizione cattolica, la fede, di solito, si misurava confrontandola con i dieci comandamenti e con i cinque precetti della Chiesa. Pur né gli uni né gli altri sono termini assoluti, però sono degli indicativi preziosi della vita di fede.

23.02.15