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Legge e amore   2  

È dovuto venire papa Giovanni XXIII per cancellare dai concili ecumenici, quel tenebroso e ripetuto “anatema sit”, perdurato fino al Concilio Vaticano II.

Egli, desiderando illuminare il Concilio con una luce “pastorale”, preferì la luce della dottrina, riesposta in termini “aggiornati”, piuttosto che la minaccia di una esclusione dalla comunità, creando reietti e scarti dalla fede.

Il Concilio Vaticano II, indetto da Papa Giovanni, affrontò le nuove situazioni, battezzate come “segni del tempo”, rileggendo con mentalità e con terminologia moderni, l’eterna verità, della quale Gesù affidò la custodia alla “sua” Chiesa. Non leggi, ma indicazioni di vita per la guida e per il bene di ogni credente e di ogni uomo.

La Chiesa dei secoli fu vista, considerata e amata come la Chiesa di oggi, l’accompagnatrice degli uomini nel corridoio illuminato. Accompagnare, non giudicare, pastorale, non tribunale. Dalla ricchezza, spesso ignorata, del Vaticano II, papa Francesco continua a estrarre e a vivere i tesori, che costruiscono e che salvano ogni uomo e ogni donna.

Trascurato ogni “anatema sit”, la Chiesa sente il bisogno non di seguire leggi, dottrinali o comportamentali, corredate dalla minaccia della scomunica, ma di far aggallare tutto l’amore di Dio, affidato a noi uomini e donne della “sua” Chiesa.

Noi, custodi di un amore che si espande per “attraimento”, come disse papa Ratzinger, non con l’oscura minaccia di un inferno eterno. Proprio per sfuggire a questo non conduce la paura, ma l’amore. La Chiesa è la professionista dell’Amore. Altrimenti non avrebbe senso l’Eucarestia, che la Chiesa custodisce per trattenere in sé e nel mondo, come pegno d’amore di Dio.

 19.01.16