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Lui ci salva

Già da piccoli i nostri catechisti e i predicatori ci avevano messo in mente (e nelle paure) la necessità di salvarci l’anima.

A parte il fatto che non salviamo l’anima, ma la persona, che non sappiamo come sarà trasformata.

Però è opportuno chiarire l’inesattezza (e non solo) di quel ”salvarci l’anima”, come se la salvezza ce la procurassimo con le nostre energie e con le nostre furbizie. In realtà, noi non salviamo noi stessi, ma siamo salvati da Dio. Non siamo i salvatori di noi stessi, perché l’unico salvatore e signore è Gesù.

Spetta a noi non la salvezza, ma porre alcune nostre libere condizioni, affinché la salvezza di Dio si attui in noi. O meglio, non opporci a Dio, che ci vuol salvare.

Odo spesso la frase, anche in bocca dei credenti: “Chissà se mi salverò!”. Una frase gravida di incertezza, spesso disperante. Una frase che non guarda a Gesù, che ci vuol salvare.

Il “non peccare” non è un nostro raggiungere la salvezza, ma un essere raggiunti dalla salvezza di Dio. Lui, anche perdonando o cancellando i nostri peccati, produce in noi salvezza.

Gesù ci avverte che non possiamo salvare la vita, perché chi salva la propria vita la perderà. Ciò vale soprattutto per la vita eterna. Chi crede ha la vita nuova, eterna. Questa vita è “nascere da Dio”. Perciò è lui signore della nostra vita, e conservatore di essa.

Oltre all’eutanasia fisica, Dio non vuole l’eutanasia di tutta la persona. Da qui dipende il nostro essere suoi e con lui in  ogni momento della nostra vita, nella gioia e nel dolore. Perché lui salva sia la nostra gioia che il nostro dolore.

GCM 20.02.11, Pubblicato 21.04.11