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L’eccesso della contemplazione

La costatazione della fisica che tutta la realtà è energia, diversamente combinata e sviluppata, può inoltrarsi nella teologia delle religioni, ed aiutare la riflessione sull’opera e sulla presenza di Dio nel mondo e nella vita delle persone.

In ciascuno di noi, la scoperta del mondo quasi infinito, e del piccolissimo incontro con il mondo subatomico, ha stimolato l’adorazione, sempre più umile e commossa, della grandezza di Dio.

Se già nel Medio Evo si desumeva l’esistenza di Dio dall’ “ordine del cosmo”, che cosa avrebbero detto i teologi di allora, se avessero avuto a disposizione le scoperte della fisica di oggi, e le tre o quattro (?) dimensioni scoperte dall’astronomia?

Se già ci si perde nella meraviglia e nella commozione nello scoprire la vastità indeterminata del mondo in cui viviamo, che cosa proviamo, di commozione e di dolce sbalordimento, nell’approfittare dell’offerta fatta a noi da Dio in Gesù, del perderci a occhi chiusi nell’immensità di Dio?

Le misure immisurabili del cosmo, possono riflettersi nelle misure della vastità della contemplazione silenziosa di Dio.

L’”Infinito” di Leopardi, pieno di attraimento per le anime sensibili, è un semplice granello di sabbia davanti all’infinito cosmico e all’infinito di Dio.

Già la matematica e la psicologia trattano di insiemi, e questi infiniti. Che cosa non avviene in Gesù e in noi, quando Gesù, follemente (per i Greci, dice Paolo) esclama di essere una cosa sola con il Padre, e poi allarga la visione, affermando che anche noi siamo uno con Gesù!

Quando lo Spirito ci introduce in queste dimensioni senza misura, l’unica risposta possibile è il silenzio. Quel silenzio riempito di infinito.

GCM 03.02.11, pubblicato 01.05.11