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Share o fede?

Perché scrivi e pubblichi, se non ti legge nessuno, nemmeno tra gli stessi collaboratori del tuo sito?

I criteri per scrivere, per parlare o per pubblicare sono di vario genere. Domina, nella nostra mentalità esteriorizzante e consumistica, il criterio della quantità di ascolto o di adesioni, della adorata share (sorella gemella della sharia?), che tanto fa sudare e  tremare i produttori. Purché ci sia quantità di ascolto (share, appunto), il senso morale dell’onestà e - soprattutto - del pudore è totalmente esiliato.

Un altro criterio è quello di Gesù: egli parlava in pubblico o in privato, alle folle o a Nicodemo e alla Samaritana. Esprimere la verità e la salvezza era il suo unico criterio, perché per questo il Padre l’aveva incaricato. Egli seminava la Parola su ogni terreno, anche su quello, come la roccia, nel quale il seme non avrebbe attecchito.

Ecco: seminare è il criterio, cioè donare idee, e arricchire il mondo di nuova positività. Immettere nel mondo semi di verità, che poi saranno radice di frutti chissà dove. Si tratta di fede nella parola di verità, che è sempre parte della verità.

Francesco di Sales, a ogni sua messa predicava, fossero presenti molti ascoltatori o uno solo. L’annuncio della parola è forza in se stesso, perché si collega sempre con la parola di Gesù.

Lo share non può essere il criterio dell’annuncio, in qualsiasi forma esso si attui.

Oggi i praticanti sono diminuiti a caduta libera. Alcuni addetti al culto decidono di chiudere le chiese e di ridurre i raduni eucaristici. La stessa diminuzione del clero sembra che indichi di diminuire prima di tutto la parola. Ma sull’Eucarestia e sulla parola, non sulle sale parrocchiali, si fonda la chiesa.

GCM 05.01.11, pubblicato 10.04.11