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Comprendere

Comprendere e capire. Sono due momenti necessari, quando ci si accosta alla Parola di Dio. I due momenti sono tra loro coniugati: non si può comprendere, senza aver capito. Altrimenti minaccia il pericolo di abbracciare le ombre, ossia un comprendere il vago.

Si inizia dal capire: “capere” latino, afferrare. La Parola di Dio deve essere afferrata nella sua struttura e nei suoi significati autentici: che cosa veramente ha inteso dire lo scrittore della Bibbia? Formarci delle idee non vaghe. E ciò implica una lettura seria e lenta, una ricerca perfino filologica per penetrare il senso e il significato di ciò che ci viene comunicato. E’ pericoloso attribuira alla Parola di Dio, i nostri miopi significati, nel tentativo di addomesticare quella Parola sublime.

Il primo aiuto a capire la Parola di Dio, viene da noi, dalla nostra calma, dal soffermarci su ogni parola (meglio se possiamo leggerla nel testo originale).

Il secondo provvidenziale aiuto ci è donato dai numerosi esegeti, che scrutano la Parola.

E allora la comprensione si fa possibile e goduta. “Comprendere” (prendere dentro, abbracciare, far proprio l’oggetto che ci sta davanti); ossia assimilare la Parola incontrata. Comprendere è oltre il capire. Si può capire a freddo, si comprende con partecipazione.

Senza comprensione il capire dona scienza. Con la comprensione, il capire si fa sapienza, sapore che investe l’informazione.

GCM 14.11.10, Pubblicato 16.01.11