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Lectio divina  2

Anche durante la lectio divina, ossia il penetrare sempre più intimamente la parola di Dio, scavando in profondità tra le sillabe della Bibbia, qualcuno interviene citando uno scrittore ecclesiastico o un passo del catechismo, o altro ancora. E’ pur vero che queste citazioni possono aiutare, ma rispondono solo alla domanda di Gesù, un giorno in cui  si trovava nei dintorni di Cesarea di Filippo: “Che cosa dice la gente di me?”.

Gesù però abbisogna di un’altra risposta, infatti chiede: “Voi chi dite che sono io?”. Gesù non si accontenta di riferimenti o di citazioni, neppure teologiche. Chiede a noi di parlare.

Allora le nostre parole diventano l’altimetro della nostra fede e del nostro amore. Parole timide, parole impacciate, parole che nascondono, oppure parole aperte, entusiaste, cantanti.

La risposta del cuore: tu sei tutto per me. La mia vita è già persa in te. La mia debolezza, la mia stupidità, le mie pretensioni, si sono buttate in te, nel tuo fuoco, e stanno fondendosi nel tuo cuore.

E’ un naufragio nell’amore che non tramonta, e dentro questo naufragio si fanno presenti e chiare alcune verità che io non sospettavo neppure che esistessero.

La lectio divina è il luogo dove siamo liberi di palpitare insieme di amore per Gesù. Se ci fermiamo alla superficie delle parole, inaridiamo la lectio, che può essere inaridita anche dietro bellissimi ragionamenti.

Al cuore della Parola di Dio, si arriva con il cuore, non solo con il sentimento, ma con la dedizione dell’abbandono a Dio, che ci parla. Lectio divina, appunto.

GCM 19.08.11, 23.11.11