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Libertà nell’ascolto

Quando Gesù esprime la sua parabola sulla parola seminata e afferma che essa, se raccolta, germina e fruttifica, indica come disporre la nostra vita per diventare noi terreno arato e seminato. Indica la nostra predisposizione a cooperare alla fecondità di Dio, inserito in noi, tramite la parola di Gesù.

Non essere “strada”. Oggi i molteplici mezzi di comunicazione ci vogliono strada e non campo. Strada dove ogni idea ci viene rapita dal Satana odierno: la superficialità dell’informazione, che accatasta parole in modo così superficiale da disperdere la parola come polvere, spazzata dal vento.

Non essere persone dure, sassose, con un misero strato di accoglienza, e questo superficiale. La parola di Gesù ci dice qualche cosa, ma quando richiede di essere approfondita, s’imbatta nella durezza e nella tenacia delle nostre idee passate, trasformate in blocchi duri, che non si lasciano penetrare. La paura di perdere le nostre idee, specie se rassodate da informazioni vendute per speciali, ci fa difendere a riccio davanti alle parole liberatrici, talvolta trancianti, del Vangelo.

Non essere tronfi del nostro operare. Anche qualche filosofo moderno pone l’accento sulla differenza tra l’agire e l’indaffararsi. Noi seguiamo l’indaffararci, che diventa soffocamento, preoccupazione e agitazione. Gesù, quando si accinge ad ascoltare davvero, ci invita a rivolgerci a lui, mite e umile di cuore, per trovare “riposo”. Anzi dice: “Io riposo le vostre vite”.

Tra il poco della superficie della strada e il molto dell’agitazione della nostra vita, attraverso la durezza del nostro comprendonio, Gesù ci indica, amorevolmente e anche un po’ ironicamente, le condizioni negative da evitare, affinché la sua parola, fruttando, ci liberi e ci salvi.

GCM 10.07.11, pubblicato 16.11-11