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Perché piangi?

"Hanno portato via il mio Signore e non so dove l'abbiano messo!".
Questo è il commento di Maria Maddalena, allo scoprire il sepolcro aperto e disabitato.
Lei è venuta a incontrare il suo Gesù, a incontrare almeno il cadavere, perché "loro" glielo hanno rapito e ucciso. Ora è convinta che "loro" le hanno rapito Gesù una seconda volta. Perfino il cadavere del suo amore le è stato sottratto.
Il suo Gesù non è più suo, neppure fatto cadavere. E' desolazione.

Eppure lei si ferma presso il sepolcro. Almeno il sepolcro di lui ricorda la sua presenza. E' l'ultimo lembo di lui che le rimane: oltre è solo il vuoto, l'orrido. A quel vuoto rivolge gli ultimi palpiti del suo amore.
Ed ecco il vuoto, sollecitato dal suo amore, si muove, si illumina, si desta.
Due uomini bianchi, dal fondo del vuoto, le parlano. Luce e parole fioriscono dal sepolcro ancora amato. Le chiedono: "Donna, perché piangi?". Una donna ha il diritto di piangere nel proprio affetto tradito. Piange su lui, che è stato portato via, chissà dove.
Non sa che alle sue spalle c'è la vita. Alle spalle, come ogni dolce sorpresa di chi ama. Alle sue spalle, come davanti a sé, ode la stessa domanda: "Perché piangi?". Da ogni lato dell'orizzonte chi cerca Gesù ode la stessa domanda: "Perché piangi?". Gesù lo si cerca nella gioia, perché è reale, sicuro, vivo. Non c'è motivo di piangere quando si cerca Gesù: lui è presente. Forse alle spalle, ma è presente.

Nella nostra aridità, quando crediamo di aver smarrito Gesù, quando il nostro pessimismo, che sfanga nelle bassezze della vita, ci ghermisce, Gesù è lì, alle nostre spalle. Dolcissimo. Voltiamoci.

GCM 13.10.03