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L’uomo uno


    Gesù è il salvatore degli uomini oppure delle anime? Molto frequentemente, un tempo, scorreva sulle bocche delle persone pie, la frase “salvarsi l’anima”.

    Gesù, figlio del suo popolo e della relativa cultura, non conosceva l’endiadi “anima e corpo”. Lui usava l’endiadi “spirito e corpo”. Ossia vita e corpo, e così si trovava un corpo vivo e un corpo morto. Lo spirito elevava la materia alla vita.

    Ai teologi cristiani, quando la libertà della rivelazione fu ristretta negli schemi di una filosofia, divenne comodo usare lo strumento conoscitivo “anima”. Con il tempo da strumento semplicemente in aiuto alla riflessione, l’anima si trasformò in oggetto ontologico, reale.

    La fede però fu sempre guidata dalla parola di Dio, che salva l’uomo nella sua concreta e unitaria realtà.

    Per grazia di Dio, “io” sono salvato. “Io”. E questa certezza mi viene da Gesù Risorto. S. Paolo, trasmettendo la Parola di Dio, mi assicura: “Come è risorto Cristo, così risorgeremo anche noi”. Cristo è risorto con tutta la sua persona. Non solamente con la sua “anima”, il che sarebbe stata una beffa, dal momento che aveva promesso e anticipato che “lui” sarebbe risorto.

    La teologia, da anni ormai, non utilizza più l’endiadi “corpo e anima” per indicare sia l’uomo che Gesù. Le scienze neurobiologiche sono ormai inoltrate nella strada della semplice unità umana. Sentiamo, anche nella ricerca, un ritorno alla semplice unità, anche speculativa, dell’uomo e della donna. Tra i viventi solo l’uomo è capace di libero pensiero e di libera risposta agli stimoli. L’uomo è unità irrorata di pensiero.

    31.03.14