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Cultura e denaro


    La Chiesa per avere successo dovrebbe adattarsi a ciò che si dice progresso culturale, civiltà corrente, mentalità comune.

    Era ciò che Paolo incontrò a Filippi, città greca, dove aveva parlato di Gesù e della salvezza. Parlava di Gesù, ma non poteva adeguarsi alla “mentalità corrente”. Perciò fu portato in tribunale, ossia nella piazza del mercato dove si trovavano le autorità.

    Mercato e autorità, non è un accostamento, ma una sincresi, ossia “l’autorità del mercato” (cfr Atti 16,19).

    Il capo d’accusa? Leggo e copio: ”Questi uomini (Paolo e Sila) mettono a soqquadro la nostra città, sono Giudei e predicano usanze (leggi: cultura) che noi, essendo Romani, non possiamo accogliere né praticare”. Risultato: un quasi linciaggio e la carcerazione.

    Strano: avevano solo parlato, non avevano menato di spada né… minato il mercato. Eppure, parlando, avevano sovvertito la gente.

    Forse la causa reale dell’accusa si trova poche righe prima: di fatto i due, mentre si recavano a pregare, erano stati avvicinati da una schiava, che esercitava la divinazione; ossia, una maga di allora. E allora, come oggi, la divinazione rendeva somme cospicue, erogate dai soliti gonzi. Ma quell’indovina era una schiava, e il denaro era intascato dai suoi padroni.

    Costei continuava a seguire Paolo e Sila, gridando: “Questi uomini sono servi del Dio Altissimo”. E Paolo, sentendola gridare per molti giorni, dietro a sé, si scocciò e comandò allo spirito divinatorio: “Ti comando, in nome di Gesù Cristo, di uscire da lei!”. Via lo spirito, via il cespite di denaro, allora rabbia dei padroni e … accusa in tribunale!

    GCM 26.04.14