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Il metodo

Chiedo a Gesù di illuminarmi per evitare la superficialità nel leggere il Vangelo. Essa mi chiuderebbe occhi e cuore.

Mi pare che si possa incappare nella superficialità almeno in tre modi: con la semplice curiosità del sapere ciò che è scritto, con il fondamentalismo che ritiene il testo come una legge fissa, con la ricerca scientifica paga di sé nello scoprire il testo appoggiandosi a criteri di marca esegetica. Non che l’esegesi, gli studi sociologici antropologici e storici, siano negativi, anzi!, ma non sono tutto.

Gesù ci ha donato una indicazione di tipo metodologico, quando esprime il suo godimento: “Ti lodo, o Padre, perché hai celato queste cose ai sapienti, mentre le hai svelate ai piccoli”. Essere piccoli è l’unico modo di evitare la superficialità degli intelligenti.

Gesù parlava ai piccoli, pecore del suo gregge, e con loro si capiva. Questi intuivano in lui, come lui intuiva in loro.

Quando gli apostoli non comprendevano le sue parabole, non si recavano dagli intellettuali rabbini, ma ricorrevano a Gesù, unico capace di chiarire le proprie parole, unico capace di “condire” di Spirito Santo il proprio discorso, che era stato dettato a Gesù.

Solamente Gesù può spiegare se stesso. Però il ricorso a lui non è simile al ricorso che noi compiamo agli esperti. Gesù non solo è “esperto” di Dio, ma è davvero Dio. “Nessuno ha mai visto Dio, ma il Figlio, che è nell’intimo del Padre, ce lo ha narrato”.

A Gesù si ricorre con la semplicità del bisogno e della richiesta. Con la semplicità. Sì, perché la semplicità si pone in sintonia con Lui, che è “mite e umile di cuore”.

12.01.14