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Immersione nel Vangelo

Nel leggere il Vangelo e, principalmente, nel proclamarlo profeticamente durante la liturgia o le molte paraliturgie (lectio divina, ecc.) è opportuno e necessario ricordare e vivere la finalità del Vangelo: “Questi scritti sono stati stilati affinché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e, credendo abbiate la vita nel suo nome” (Gv 20, 31).

Altro modo per leggere il Vangelo può essere anche accettabile, ma svia dalle intenzioni del Vangelo. Leggerlo per curiosità, per diletto, per ricerca, o per studio, non ci conduce al cuore del Vangelo. Non sono rare le persone che, perfino studiando il libro Vangelo, perdono proprio la fede in Gesù, ossia perdono Gesù.

Il Vangelo è per la fede in Gesù, e la fede in lui ci inserisce in Gesù e nella salvezza e nella gioia, le quali promanano da Gesù.

E le pagine tristi del Vangelo concorrono a ingaggiarci nel Vangelo in quanto gioia? Purtroppo è vero che la stessa passione di Gesù è utilizzata per diventare spettacolo o tutt’al più fonte di lacrime. No ho nulla contro le lacrime, che sono un grande dono di Dio. Ma il Vangelo non può arrestarsi alle semplici lacrime, se queste non conducono alla fede del Salvatore Gesù.

Il ricordo della Croce, estrema negatività di sofferenza, è un semplice e provvidenziale veicolo alla gioia della risurrezione. Croce come salvezza e quindi necessaria gioia.

Fede e gioia sono due componenti nel leggere e nel proclamare il Vangelo. La fede, quando è vera, non può non sfociare nella gioia. Gioia di essere un tutt’uno con Gesù; gioia per essere le persone amate infinitamente dal Padre.

 14.09.14