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Beati i misericordiosi

Gesù afferma una sua intima qualità, una qualità che lo rende beato. “Beati i misericordiosi”. Anche quando ci insegna a pregare il Padre comune, suo e nostro, si permette, secondo Matteo, una sottolineatura alla preghiera, con l’aggiunta “se avete rimesso agli altri, sarà rimesso a voi”.

Il misericordioso in assoluto è il Padre. L’essere misericordiosi è qualità emergente, di chi si è abbandonato al Padre, ricco di misericordia. Gesù si trova nella stessa lunghezza d’onda del Padre, quando, per esempio, mosso da misericordia agisce sul morto, figlio di una vedova, presso il borgo di Naim.

Avendo sperimentato in sé la bellezza e la soddisfazione dell’essere misericordioso, ora la esprime a tutti, perché gustino da “beati” la qualità divina della misericordia.

La misericordia è ben oltre l’”elemosina” che pure in greco si serve dello stesso termine. L’elemosina passa da un superiore a un inferiore, da chi ha a chi non ha. La misericordia è tra uguali. Infatti chi è misericordioso è beato perché avrà il rimando di altra misericordia (Corinzi).

Il ricadere della misericordia sul misericordioso, non è principalmente un premio che giunge dall’esterno, ma una circolarità, sia tra il Padre e i figli, sia reciprocamente tra i figli. Lo nota anche Paolo ai Corinzi, quando indica l’eguaglianza, che si attua sia tra l’elemosina data ai poveri di Gerusalemme, sia i meriti di questi poveri, che diventano “ricchezza” offerta ai Corinzi.

La misericordia trascorre dal Padre a noi, e continua a trascorrere tra di noi.

02.11.14