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Nuovo e Antico

Nell’interpretare il Vangelo, la scoperta del cui valore è incessante, ci sono due posizioni: interpretare Gesù senza l’Antico Testamento, e interpretare l’Antico Testamento attraverso Gesù. Gesù, va detto subito, ha scelto questa seconda via, perché chiaramente dichiara che di lui hanno parlato le Scritture.

Si ricorda anche qualche frase opposta: Hanna Wolf, per esempio, che dice di far cadere l’Antico Testamento, quando si è nel Nuovo, e alcuni commentatori che trovano l’Antico Testamento come pietra angolare anche del Nuovo.

È opportuno sempre procedere dal Nuovo e servirsi dell’Antico per comprendere il Nuovo, senza ritenere il Nuovo soltanto un’appendice dell’Antico. Tutta la Scrittura è dinamica in relazione a Gesù, totalità della Rivelazione, e suo senso intimo completo, sebbene sia esaurito in Cristo..

Il Nuovo non è valorizzato dalle sue analogie con l’Antico. Al contrario, il Nuovo valorizza l’Antico. Come è nella vicenda umana: solo le persone intelligenti con il nuovo valorizzano il vecchio, al contrario delle persone poco perspicaci, che pretendono di esaltare il nuovo, distruggendo il vecchio. Le stesse correnti che pretendono di distruggere il vecchio, per esaltare il nuovo, sono sempre effimere, principalmente in politica e in religione, quando non sono catastrofiche come i fondamentalisti.

Del resto, la stessa persona che ha realizzato la novità assoluta, oltre la quale c’è soltanto la fine, Gesù, non è venuto per distruggere, ma per completare, anche quando dovette rettificare, non distruggere, il vecchio.

Gesù era una persona equilibrata, perfetta, illuminante.

02.04.14