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Altre prospettive

06.05.12

Chi vive a lungo e legge il giornale, si accorge della trasmutazione del giornale stesso. Il giornale, che leggo quotidianamente da decenni, molto tempo fa pubblicava quasi ogni giorno, qualche articolo che attineva la sfera religiosa o di fede. Oggi a stento una o due volte il mese, tocca di striscio la superficie delle cose religiose.

In compenso la cronaca nera, che una volta era rinchiusa in poche righe o in una colonna, oggi penetra in tutte le pagine, insieme con il gossip. Segni del tempo o del maltempo?

I miei colleghi giornalisti dicono che loro non sono opinionisti (perché? non si può avere un’opinione religiosa?), ma semplici cronisti, che riferiscono ciò che vedono. Ed è vero. Forse dipende da quale finestra osservano le cose del mondo. Aprono la finestra che guarda il mare o il cielo, oppure la finestra che si apre sulla cloaca?

E’ pur vero che la scuola di giornalismo (almeno una certa scuola) tende a far risaltare gli scoop, per dare vivacità alla pagina. Però, mi chiedo, non è vero che lo scoop tocca la sensibilità del giornalista stesso?

Sembra che qualche collega non si accorga che anche il giornalista è un uomo, e che ogni azione dell’uomo è un’azione che ha contatto con l’etica, e questa giudica sulle azioni buone o cattive dell’uomo. Nessuna azione umana, neppure la più umile, è staccata dall’etica, perché l’uomo è persona libera, e in quanto libera è persona connessa con l’etica.

Forse sono cambiati i principi etici, per i quali ancora esiste la differenza tra bene e male, tra lecito e illecito. La carenza si nota quando il bene diventa male, e il male si orpella di bene. Quale bene?

GCM 29.10.11