HOME

Home > Societa' RIPENSARE > Articoli 2012 > Dotti (!) e santi

Dotti (!) e santi

02.10.12

       Eppure si nota, o si percepisce, subito chi parla perché ha appreso (perfino usando termini scientificamente brillanti) oppure chi parla perché ha vissuto oppure sta vivendo.

       La differenza tra dottrina  ed esperienza è netta.  Come è chiara la differenza tra il santo e il teologo o filosofo. Magari si unissero sempre la dottrina alla santità!

       Il dotto, soltanto dotto, anche se solamente informato, spiega o istruisce.  Il santo accompagna. Il dotto impone, il santo vive assieme. Non si ritrae dalla persona che gli sta accanto, per ricorrere alla pagina del manuale.

       Il santo prima accompagna, poi, se è il caso, o se ne viene richiesto, comunica anche ciò che sa, dopo essersi comunicato per ciò che é.

       In ogni professione noi possiamo notare chi è il “vivente” in ciò che vive, e chi è l’informatore di un prodotto non suo.

       In Gesù, santi siamo tutti, e tutti possiamo esprimere semplicemente ciò che viviamo di lui. L’apostolato non lo si attua con una grande dottrina, meravigliosa in sé e nelle cattedre universitarie, ma con l’esprimere semplicemente ciò che ci ha colpito, illuminato, preso.

       L’esempio di Filippo calza a meraviglia. Egli fu colpito dalla persona  di Gesù.  Incontra Natanaele, gli esprime ciò che ha scoperto e, semplicemente, invita: “Vieni a vedere!”.

       Colui che si crede dotto vuol mostrare di sapere. Colui che vive si presenta con ciò che vive e, perciò, conosce.

       Durante un pranzo, un convitato ha espresso alla sera perplessità sui cartoni  animati di animali. Il dotto ha affermato che gli animali hanno sentimenti (!), il santo ha soltanto cercato di capire ciò che il convitato intendeva dire.
                 GCM  03.01.12