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Tutti cittadini, perché stranieri

Né io che scrivo, né chi legge, saremmo qui a comunicare, se gli antichi Romani avessero espulsi tutti gli extracomunitari di allora.

E’ destino delle “grandi civiltà” di esaurirsi e lasciare la terra a popolazioni fresche emergenti. Tutte le civiltà, raggiunto l’apice del benessere si contrassegnano per la denatalità. Ciò che sta accadendo oggi all’Europa.

Arrivano popolazioni fresche e prolifiche e occupano la terra abbandonate dalla persone civili. Le nuove popolazioni si amalgamano con i resti delle vecchie popolazioni e creano quella mistura di “cose vecchie e nuove” - come dice il Vangelo in altro contesto - che forma una nuova cultura e una nuova civiltà.

Noi siamo i figli di amalgame successive formate in Italia. Franchi, Celti, Ungari, Africani, Longobardi ecc. sono passati per l’Italia e hanno lasciato impronte e figli.

Perciò non è facilmente comprensibile che la mistura dei Longobardi con popolazioni precedenti si accanisca contro le nuove iniezioni di etnie. Chi ha senso storico e intelligenza ha pure la pazienza di attendere prima la giustapposizione e poi la fusione delle diverse etnie.

Quando da cristiani credenti incominciamo a intravvedere che ogni etnia ha un suo posto nel disegno di Dio, allora iniziamo a scoprire che anche i nuovi venuti sono un indice di provvidenza.

Certamente l’amalgama richiede adattamenti di posizione (non tagli di valori), e così lo sguardo di filosofia e di teologia della storia, si arricchisce e si illumina.

GCM 26.07.11, pubblicata 09.11.11