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Libertà e religioni

Poter introdurre un intervento sul dialogo tra le religioni, è sempre invito gradito per un lontano discendente di Francesco d’Assisi.

Poter poi parlare della libertà religiosa, è uno stimolo, che attira una persona che vive dopo il Concilio vaticano Secondo.

Se ci si confronta, invece, sulla libertà, per affermare la sua ovvia “necessità”, credo sia opportuno collocare tale necessità. Essa può essere richiesta alle autorità civili, oppure richiesta alle diverse confessioni religiose, qualora queste non coincidano con le autorità civili in regime teocratico.

In questo mio contributo, mi soffermo sulla libertà interreligiosa.

Forse un’osservazione preliminare è la seguente: non c‘è libertà autentica senza amore: non c’è amore senza dono.

La non libertà, in ogni campo umano, si risolve in oppressione; nel settore religioso, sfocia in persecuzione.

La libertà nella religione se non è autentica, decade e si confonde con la tolleranza, con la sopportazione, o, peggio, con l’indifferenza: tutti modi questi, di non “amare” la libertà di ognuno e di ogni confessione religiosa. Sotto questo riguardo come si configura la libertà religiosa, proclamata dall’ONU, e quante diverse sono le interpretazioni di essa?

Anche la libertà intesa da intesa da una confessione verso l’altra, se non raggiunge la sostanza dell’amore, può ridursi a indifferenza, a sopportazione, a tolleranza, o anche a buon vicinato.

Amare la libertà dell’altro non è agevole. Gesù però la sa possibile, quando indica addirittura di “amare” i nemici (ossia i non-amici, gli estranei).

Per riuscire ad amare la libertà delle altre confessioni, i passi necessari, a mio parere, possono essere i seguenti.

1°- Rispetto e conoscenza dell’altro; rispettando si conosce, conoscendo davvero si rispetta, perché si scoprono i valori vissuti dall’altro/a.

2°- Dal rispetto a poco a poco nasce l’ammirazione per ciò che avviene “a casa dell’altro”. Si apprezzano i valori, sui quali l’altro basa la propria esperienza religiosa o di fede.

3°- Dall’ammirazione nasce l’accorgersi che la stessa tensione spirituale verso l’Assoluto, permea tutte le esperienza religiose, pur nella diversità del coniugare la stessa esperienza di fondo, diversità che spesso si deve a condizionamenti ambientali e storici.

4°- Se siamo sicuri dei nostri valori religiosi, siamo anche disponibili a un doppio atteggiamento: pregare per le altre confessioni; e poi offrire ad esse i valori che rendono la nostra vita religiosa felice. Questo offrire agli altri il dono reciproco genera lentamente la “comunione dei beni”. Difatti l’amore senza dono non esiste: l’amore si dona, perché non solo comunica, ma mette in comunione. E ciascuna confessione dona alle altre ciò che di più prezioso possiede. Il cristiano dona lo stesso dono che ha ricevuto da Dio: Gesù donato diventa Gesù dono.

GCM, pubblicato 05.11.11