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Uno statutino?

In questi giorni stiamo assistendo a un sobbollimento di popoli, e una esplosione della povera gente. Desiderio di liberazione, o cedimento ad Al Quaeda?

Però i padroni tirannici non comprendono che per salvare la situazione non serve il coperchio della violenza e delle armi. Non sanno leggere nell’evoluzione della gente, per venire incontro a richieste, che sembrano giuste.

Non è certo che l’azione di bombardamenti, per quanto mirati, aiuti davvero la soluzione del problema, né tanto meno l’imposizione di metodi democratici (qual è la vera diplomazia?).

Nella storia del Piemonte si ebbero due fasi. La repressione e il cedimento. Il re Tentenna, come era denominato Carlo Alberto, provò prima il pugno di ferro e poi lui stesso “concesse” lo Statuto. Evidentemente non era lungimiranza, della quale il re non era dotato, ma calcolo anche suggeritogli da altri.

Però, di buon grado o no, la concessione fu fatta, e lo Statuto restò valido fino a  dopo l’ultima guerra. Sembra che i tiranni dei paesi arabi non siano tutti capaci di calcolare. Carlo Alberto sentiva l’aria della rivoluzione francese e, forse, il pericolo dell’Illuminismo, con i suoi pregi e con i suoi difetti. Purtoppo i tiranni  e i tirannelli arabi sono imbevuti di quell’assolutismo religioso, che non esclude il fondamentalismo.

Però uno straccio di statutino potrebbe anche essere ipotizzato dagli emiri e dai colonnelli. Ma, come sempre avviene, il popolo è più avanti dei suoi dirigenti. Dove vige un’organizzazione, civica o sacra, il peso della situazione, da cui liberarsi, lo avverte e lo soffre chi sta sottomesso.

GCM 27.03.11, pubblicato 21.06.11