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Alberi e frutti

Il Vangelo ci assicura, e noi ci sentiamo sicuri. Chi ascolta Gesù e mette in esecuzione la sua parola penetrata in lui, è simile all’uomo che costruisce la casa fondandola sulla roccia.

Gesù è la nostra sicurezza, se noi praticamente ci fondiamo su di lui.

Per basarci su di lui, Gesù avverte di sceglierlo, considerando i suoi frutti. L’albero buono - Gesù ci avverte nell’amarci - produce frutti buoni, mentre l’albero cattivo produce frutti cattivi. Dai frutti conosciamo se l’albero è affidabile. Gesù produce verità, miracoli, vita, carità. L’albero è affidabile.

E noi abbiamo la grazia (che mai riusciremo a misurare in questa terra, e perciò beati i morti!) di esserci innestati in Gesù, come dice Paolo.

Se dai frutti cattivi conosciamo l’albero cattivo del quale non fidarsi, allora la storia facilmente ci aiuta.

Gesù ha sempre donato la vita, perfino la vita fisica a qualche morto. Se il frutto vita è il criterio principe per giudicare la bontà di un albero, allora il giudizio è semplice.

Nel secolo scorso anche quelli che si reputavano intelligenti e moderni si rifacevano a Marx. Albero velenoso: milioni di morti in Russia, in Cina, nel Vietnam, a Cuba, o perfino nelle foibe in Istria.

Alberi velenosi: Alessandro Magno, Ciro, Cesare, Carlo Magno... e tutti coloro che la storia esalta. Gli storici: lasciate che i morti seppelliscano i loro morti.

Albero velenoso Mussolini: vittime gli Ebrei, gli oppositori, i morti nella guerra voluta da lui e da quella nullità di Vittorio Emanuele III.

Velenosi Hitler, Castro, Lumumba, Gheddafi...

Gesù unico albero buono, di cui mangiamo i frutti.

GCM 10.09.11, pubblicato 15.02.12