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La compassione intima

13.03.12

Un avversario di Gesù, un fariseo, ascolta Gesù che parla e poi lo invita a pranzo da lui.

Gesù ci va, pur sapendo che i farisei non sono entusiasti dell’agire di Gesù. Il fariseo, da buon e leale fariseo, osserva le leggi del galateo, che per lui sono anche leggi religiose. Gesù non le osserva tutte, a cominciare dalle abluzioni legali, che precedono il pasto. Il fariseo, naturalmente, nota la trasgressione di Gesù, e rimprovera l’ospite.
L’ospite deve essere accolto, non rimproverato.

Gesù si ribella e - non tenendo presente di essere un ospite - ribatte l’osservazione del padrone di casa. Addirittura assegna al fariseo il bel titolo di “falso”.

E poi motiva sia la sua libertà nel saltare le abluzioni di prammatica, sia la presunzione del fariseo, che Gesù rintuzza.

Le indicazioni che Gesù ci offre in quell’occasione, sono chiare.

La prima è di non far prevalere l’attenzione alle esteriorità, anche tradizionali, sull’essenza delle cose.

La seconda è il vocabolo, che Gesù adopera, per indicare l’interiorità.

Voi, dice, lavate l’esterno del vaso, mentre l’interno è sporco. Per pulire l’interno, Gesù indica l’elemosina.
Evidentemente il vocabolo “elemosina” ha come tema la compassione (eléo). Perciò si parte dall’amore per rendere tutta la vita pulita.

Dall’amore intimo si irraggia la bontà e il valore su ogni altra realtà. Dall’interno dell’uomo nasce quella purezza, che fa illuminare ogni azione umana. L’interno amante rende amabile ogni azione umana.

Anche la riprensione di Gesù verso il fariseo, tendeva a purificare il fariseo.

GCM 11.10.11