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I nostri calcoli

Nel racconto della moltiplicazione del pane, l’evangelista Giovanni fa un po’ di ironia su Filippo.

Quando Gesù (non uno qualunque, ma Figlio di Dio proclamato) dice a Filippo che deve nutrire di pane la gente affamata, Filippo sfodera le proprie conoscenze finanziarie. Cinquecento denari sono insufficienti: ossia l’assemblare cinquecento paghe giornaliere di un lavoratore, sarebbe ancora insufficiente.

Il ragionamento di Filippo non fa una piega. Ma Filippo non mette in campo tutte le possibilità. I suoi calcoli infatti trascurano un particolare importante: è Gesù che parla!

Gesù è il fattore dimenticato nei nostri calcoli. Perciò nella nostra vita troviamo sempre dei vuoti.

Gesù mette alla prova Filippo. Desidera scoprire quanto e come Filippo si ricorda e si appoggia al Maestro. E Filippo, anziché guardare a Gesù, che lo interpella, si chiude in sé e nei propri calcoli.

La presenza di Gesù non suggerisce a Filippo l’astuzia e la fede di Pietro. Pietro dopo una nottata di pesca fallimentare, udendo Gesù, che gli indica una zona pescosa, esclama tra sconsolato e fiducioso: “Tutta la notte non abbiamo pescato nulla, ma nel tuo nome rigetterò nell’acqua le reti”. E la pesca fu abbondante. Filippo non tenne presente che era Gesù che gli parlava.

Quasi tutti i nostri politici sono dei Filippo. Si dice che De Gasperi sia stato un’eccezione. I politici fanno i loro conti, talvolta con esattezza, ma non viene loro in mente che anche Dio è davvero interessato al bene degli uomini.

E noi, nello sbrigare i nostri affari materiali e di fede, ci ricordiamo di Gesù?

GCM 30.07.12