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Fatti e teoria ?

Otri nuovi per vino nuovo, ci avverte amabilmente Gesù, quando difende i suoi discepoli dalle critiche dei farisei.
L’episodio, per chi legge il Vangelo e lo riceve come il pane quotidiano assieme con l’Eucarestia, è noto. La tradizione (parola ambivalente, perché include tradizioni di uomini, anche della casta cattolica, e tradizioni che vengono da Dio, come il decalogo) farisaica e religiosa degli Ebrei prescriveva tempi di digiuno e di penitenza. I discepoli di Gesù non osservavano quei tempi di severità, e perciò furono criticati dai farisei.

Or bene, Gesù scioglie l’obbligatorietà di certe discipline, perché la sua è una legge “di libertà”. La libertà di piangere e di festeggiare non a orario, ma secondo le inflessioni della vita. Per esempio, una morte in giorno di Pasqua, conduce necessariamente a soffrire. Perciò l’otre (il comportamento) si deve adattare all’evento. Quando poi questo “evento” si chiama Gesù, l’otre deve adattarsi rinnovato a Gesù, a quel Gesù che è totalmente libero. A molti adattarsi alla vera libertà è ostico, perché abituati alla schiavitù di leggi o di istinti, come gli Ebrei che per evitare i disagi della libertà (deserto del Sinai) desideravano ritornare alla schiavitù in Egitto.

Otri nuovi per vino nuovo. Gesù, vino nuovo, indica comportamenti nuovi. Così Gesù precede di dieci secoli la teoria di Popper, il quale aveva scoperto che nei fatti è inclusa la teoria, che riguarda quei fatti.

Otri nuovi dovrebbero essere le indicazioni di fede, di culto e di comportamento nella Chiesa di Dio. Le leggi devono seguire l’uomo, per esaltarne le sue potenzialità di salvezza, garantite dallo Spirito Santo.

GCM 07.07.12