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Cristo sapienza

26.04.12

       Dopo aver molto studiato, riflettuto, cercato, pensato, ci si trova davanti a un bivio: valutarsi per ciò che si è appreso, o umiliarsi per quanto ancora non si conosce.
     
       Chi ha studiato e riflettuto poco, si trova pure a un bivio: la verità con quel poco che sa (vestirsi con le penne del pavone) o lasciar perdere scienza, sapienza e buon senso.
     
 Lo studio senza riflessione, è semplicemente, e spesso informazione incompleta o sbagliata,. Se  lo studio si penetra nelle ossa, diventa midollo della vita. Soprattutto lo studio della Parola di Dio.

       Lo studio, per penetrarci, è umile e critico. Umile: riconoscere che altri conoscano più verità di quante sono già in nostro possesso.  Critico: l’apostolo ci invita: “Omnia probate, quod bonum est, tenete”. Accostate tutto, mantenete ciò che è bene. Ma che cosa è bene?
      Tutti diciamo, con Francesco, che Dio è il sommo bene. Dio, comunque questi si manifesti (principalmente è manifesto in Gesù), è il nostro criterio di “Bene”.

       Ciò che è di Dio, oppure in armonia con Lui, è il criterio che indica quale bene si ha da mantenere.

       Con Dio, davvero accettato e vissuto, ogni notizia, ogni sapere, ogni scienza si trasforma in sapienza, ossia gusto saporito della verità. Perciò Gesù è detto nostra sapienza: gustare Gesù è vivere la sapienza di Dio (come dice S. Paolo). E’ uniformarci a Gesù tanto, che il suo modo di pensare e di amare influenzi il  nostro modo di pensare e di amare. Paolo: “Non vivo più io, ma in me vive Cristo”.

       GCM  03.01.12