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Astuzia e candore

27.02.12

Gesù ci avverte: “Io vi spedisco tra la gente, e sarete come pecore tra i lupi”. Il realismo non manca a Gesù. Egli non è venuto per creare una nuova società. Gli uomini e le donne sono quello che sono. Perfino quando l’Europa accettò il Cristianesimo e fu ordinata secondo esigenze cristiane, lupi e agnelli si trovarono sempre. Talvolta perfino quei cristiani, che dovevano difendere i fratelli dai lupi, si trasformarono in lupi.

Chi vuol essere fedele a Gesù, deve restare pecora, e subire il martirio.

Per equipaggiare le proprie pecore (e lui è l’agnello sgozzato!) egli impartisce un avvertimento: “Siate astuti come bisce, e candidi come colombe!”. Sfuggite le insidie, ma non dimenticate il nitore della verità.

Lui si comportò così. Questo gli costò la vita, ma non indietreggiò.

Astuto Gesù fu sempre, quando chi si credeva superiore a lui, tentava di farlo cadere in trappola. Era vigile davanti ai perfidi, e sapeva opporre le idee giuste, spesso con la stessa tecnica degli avversari.

Così avvenne quella volta del denaro di Cesare, quella volta del divorzio, quella volta del dover dire con quale autorità agiva, e molte altre volte. Astuto quanto bastava per non lasciarsi ingannare. Infatti per sopprimerlo dovettero adoperare la perfidia di Giuda e la violenza della soldataglia.

Gesù fu candido con i piccoli, i deboli, gli ignoranti. Con loro parlava a cuore aperto. Insegnava con semplicità, senza arzigogoli, dicendo cose semplici e attirando consensi e simpatia. Ai piccoli è annunciata la felice notizia. La gente, davanti a simile candore, ne restava incantata.

Perfino i soldati, incaricati dal Sinedrio di imprigionare Gesù, rimasero così incantati all’udire le sue parole che ritornarono dai perfidi loro capi, a mani vuote.

GCM 12.12.11