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La fonte

Leggevo, in un grande pensatore quale è Augusto Cury, che è più facile trovare persone che diano risposte logiche alle nostre domande, che non risposte per la vita.

Del resto è ovvio che alle domande si risponda oggi con risposte che si attingono dall’informazione. Ma c’è il pericolo che non sorgano dal cuore, dalla nostra esperienza, dal profondo del nostro pensiero.

Siamo forse più trasmettitori delle frequenze radio, che non fonti di gioia sperimentata.

Il pericolo è quello di diventare pappagalli di informazioni, anche numerose e raffinate, ma non sorgenti di quell’acqua che sale verso la vita eterna, come dice Gesù nel Vangelo di Giovanni.

Se il nostro cuore vede bene, il cuore produce. Per vedere bene, abbisogna di un supplemento di vista.
Supplemento che è dono e operazione di Spirito Santo.

Far uscire da noi la nostra vita, per inoltrarla verso gli altri, nella comunicazione.

Gesù così agiva: dalla vita alla parola.

E se la vita è arida, chiusa, tisica? Allora più che parlare si blatera, anzi si continua a sputare veleno contro gli altri. Una vita arida si trasforma in spinosa. Guai a toccarla!

Conosco una persona che, se dubita di essere attaccata, si altera e spara cattiverie. Non è integra dentro, non sa pescare nell’intimo di sé la dolcezza primordiale, quella del bambino. Ogni bambino  nasce tenero, capace di suscitare dolcezza. Poi, purtroppo, i genitori gli instillano durezza, asperità: essi sgridano, umiliano, impongono, insomma trasmettono la loro durezza nelle fibre del bambino.

Eppure si nasce dolci, lo Spirito penetra dolcemente (dolce ospite dell’anima, canta la sequenza) nel cuore, dal quale si sprigiona dolcezza...se la si vuole.

GCM 03.12.10, pubblicato 19.02.11