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Dio non abbandona

Un vescovo dell’antichità così scriveva ai cristiani: “Vogliatemi bene, affinché anch’io possa volervi bene”.

E’ un modo per “adorare” lo Spirito Santo, colui che genera amore, e fa compiacere il Padre, che esige dolcemente l’amore.

E’ un’umile richiesta di non essere abbandonato da coloro, che lui non può mai abbandonare.

Il non amore genera l’abbandono. Questo fenomeno non s’addice ai bambini abbandonati, ma non solamente: si può essere feriti di “abbandonismo” anche da adulti, anche da vescovi.

Sì, è vero, che l’abbandonismo degli adulti cambia nome e diventa solitudine. Il risultato psichico è quello, lo stesso.

Gesù soffrì di abbandonismo. “Questa notte voi fuggirete e mi lascerete solo!”. L’unico che non ha mai abbandonato Gesù (e non abbandona noi) è il Padre.

Gesù aveva tentato di richiamare i suoi: “Vegliate e restate con me!”. Ma i suoi non l’hanno né riconosciuto né accolto.

In qualche spiritualità della Chiesa si è sviluppato il senso di “Gesù abbandonato”. Così avviene tra i focolarini. Dove c’è un uomo abbandonato, là c’è Gesù abbandonato. Perfino quando noi stessi ci sentiamo soli e afflitti, anche in noi si trova quel Gesù abbandonato, che può essere consolato solamente dal Padre. Molte volte, per quanto ci diamo da fare per superare l’abbandono nostro o altrui, l’unico che davvero possa intervenite è il Padre: Lui solo, che ci conosce, può depistare le vere cause del nostro e altrui abbandono, e può guarire.

“Non vi lascerò soli”: è la promessa di Gesù, sempre valida e operante.

E se Gesù ci dicesse:”Vogliatemi bene, affinché anch’io possa volervi bene”?

GCM 02.08.11, pubblicato 04.11.11