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Preghiera e amore

Il Vangelo ci è donato soltanto per la nostra fede, o anche, e di più, per il nostro amore?

Certamente per la fede, perché ce lo scrive S. Giovanni verso la fine del suo libro: “Queste cose sono state scritte, affinché crediate, e credendo abbiate la vita in Gesù”.

La domanda: il Vangelo è soltanto per la fede? Non è scritto anche per farci amare Gesù?

S. Pietro, nella sua lettera, dice ai cristiani, parlando di Gesù: “Voi lo amate, pur senza averlo veduto”.

E S. Paolo, nello scrivere ai Corinti, avverte che se loro hanno “una fede tale da trasportare le montagne, ma non hanno la carità, tutto si riduce a nulla”.

Dio ha bisogno di essere amato, perché è Padre. Addirittura parlando del popolo ebraico, lo designa come figlio. Per essere amato, nel mondo è presente Gesù, capace di amare e amabilissimo.

Certamente amare una persona, che non vediamo e non tocchiamo, ci appare alquanto disagevole. Eppure proprio qui sta il dono di Dio, l’influsso dello Spirito: essere resi capaci di concreto amore per l’invisibile. Proprio qui, nel nostro sperimentare il bene che vogliamo a Gesù, si rivela la potenza amorosa dello Spirito.

Di uomini celebri possiamo nutrire stima e ammirazione (fino a quale intensità, quando scopriamo la loro reale biografia?). Ma per Gesù nasce un vero amore.

Questo non è un frutto della nostra bravura, ma un dono dello Spirito. Perciò l’amore per Gesù va cercato nella preghiera. Pregando si impara ad amare. Così faceva Gesù, nelle sconfinate notti di preghiera.

Pregare per amare, pregare per acquistare l’amore di Gesù, amando pregare.

GCM 17.01.11, pubblicato 08.04.11