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Spiritualità (4)

La preghiera è un bisogno irrinunciabile dell’uomo. Chiedere, lodare, ringraziare. Tutta la vita di relazione tra le persone si intreccia del richiedere, del lodare, del ringraziare.

Se con il Padre esiste un rapporto, esso si esprime nei termini usuali dell’uomo. Quei termini che Gesù esprime molto bene nella nota sua “preghiera sacerdotale”, come è riferita dall’evangelista Giovanni. Pregare è la mera manifestazione del rapporto di figli con il Padre.

La preghiera può essere stimolata o dalla teologia o dalla spiritualità. E’ l’anello tra i due poli, capace di elevare la teologia al livello della spiritualità, e di offrire alla spiritualità l’occasione di esprimersi anche in termini teologici.

Stimolata dalla teologia o dalla spiritualità, la preghiera comunque è un movimento dello Spirito Santo.

Il mattino mi sveglio e ringrazio il Padre, o invoco Gesù, e perciò stesso sono attivato dallo Spirito Santo. Scrivo una semplice frase su Gesù, ed è lo Spirito che opera in me. Quella frase ha una consistenza di eternità, e mi lancia nel seno del Padre.

La mia preghiera, più che le mie idee o riflessioni, mi assicura che lo Spirito Santo è presente e operante in me. Ecco perché, quando mi rivolgo al Padre o a Gesù, per chiedere perdono per i miei peccati (quante volte nella vita ho peccato di non fiducia in Dio, durante le mie difficoltà!), io sono purificato immantinente: lo Spirito opera nel mio pregare e rende “grazia” l’azione della mia preghiera. Sono in “grazia”.

GCM 17.05.05