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Conflittualità mitigata

Un particolare spesso sfugge a chi, dentro la Chiesa o fuori di essa, accusa i cristiani delle sue mancanze: dalla rigidità delle leggi all’insensibilità verso la gente, dalla pretesa di essere perfetta ai ritardi del suo aggiornamento, dall’amministrazione truffaldina dei soldi alla pederastia di vescovi preti laici.

Il particolare è questo: si critica la Chiesa sulla base della morale propria della Chiesa. Ci si serve della Chiesa per condannare la Chiesa. Perfino i radicali, che intendono sgretolare ogni etica per un particolare concetto di libertarismo, quando si prendono il lusso di criticare la Chiesa, hanno a prestito momentaneamente la morale propugnata dalla Chiesa.

Questo è un peso che alimenta la nostra umiltà: predicare Gesù, figlio di Dio, e la sua morale, pur sentendo la nostra debolezza nel praticare quella morale.

E’ un dolore e uno strappo interiore tra la fedeltà all’annuncio e la debolezza dell’operare. Taluni credono di sottrarsi a questo dolore, smettendo di annunciare, anzi creando una morale a proprio uso e consumo. Altri non vogliono aggiungere al male di non vivere sempre il Vangelo, il male più grave di rifiutare il Vangelo.

Nella Chiesa, grazie a Dio, opera lo Spirito Santo. Egli addolcisce lo strappo, rendendolo desiderio e aspirazione alla totale armonia. Quell’armonia che talvolta viene anticipata nel tempo all’interno delle beatitudini, ma che si attuerà completamente solo in cielo, dove non c’è nessuna ombra ma tutto è luce. E la luce è proprio l’Agnello (Apocalisse).

GCM 26.08.05