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Pregare insieme

Quando ci raduniamo per la preghiera, o per la Messa, non ci raduniamo per dire ciascuno la nostra preghierina personale, o, come succedeva un tempo, per dire il rosario mentre il prete mandava avanti la Messa per conto suo, fino al momento della comunione, quando erano interessati anche alcuni dei presenti.

Ci raduniamo perché l’unione nella preghiera rende sempre più denso il nostro concretare la presenza di Gesù.

Riunendoci rafforziamo la preghiera di tutti, ci aiutiamo a vicenda affinché il nostro pregare abbia più consistenza e più significatività cristiana.

Ricordo che, quando per pregare insieme durante la Messa, io invitai le persone a colloquiare (nonostante si pregasse in latino) con il sacerdote - prima della riforma conciliare - favorendo una Messa “dialogata”, qualche confratello mi canzonava amabilmente, dicendo che la mia Messa era “diavolata”.

La Chiesa iniziale trovava la propria solidità, nel radunarsi a pregare, e da quel raduno i cristiani assumevano forza anche per donarsi al martirio.

La preghiera comune (parlo di preghiera, non di filastrocche snocciolate, per far presto a liberarsi della messa o del rosario) ci aiuta a sentirci assieme figli di Dio, amati tutti allo stesso modo da colui che invochiamo, convintamente, assieme.

Se due confratelli, due amici, due colleghi, due coniugi pregassero davvero assieme, troverebbero la pace anche nei frangenti più ostici. Certo che per arrivare a questi effetti è necessario pregare “sinceramente”, non recitare formule. Gesù stesso ci indica la bellezza e l’efficacia di una preghiera aperta, sincera. “Se tu t’accosti all’altare, e là ti sovviene che il tuo fratello ha un credito nei tuoi confronti...”

GCM 01.10.09