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Il contro dei profeti

Non c’è giorno che nei giornali non legga qualche critica contro la Chiesa e contro il Papa.

Si notano tre cose, oltre la discutibilità dei contenuti, i quali, visti da un altro lato, sono positivi. In primo luogo si nota come la presenza della Chiesa  sia molto attiva, se il ricordo di essa è tanto frequente.

Contro una cosa dimenticata, confinata dietro le ante degli armadi della sacrestia, non si parla.

In secondo luogo, questo richiamo, per quanto obliquo, della Chiesa indica una grande nostalgia di essa, forse un desiderio di vederla migliore per conformarsi ad essa.  Di questo metallo era la critica dei numerosi santi riformatori, durante ogni secolo della storia cristiana.

In terzo luogo, la critica indica l’amarezza dell’animo di chi critica. L’animo è amaro, perché il fiele è una secrezione interna dell’organismo. L’amarezza, lo scontento, la distruzione di se stesso, l’uomo la schizza fuori, proiettandola sulla Chiesa. L’invidioso trova la Chiesa invidiosa. L’avido trova la Chiesa avida. Il ricco - almeno nel desiderare - si lancia contro la ricchezza della Chiesa.

A veder l’altro lato della critica, viene in mente quel “criticate e parlate male di me, l’importante è che parliate di me”.

Ma soprattutto viene in mente la parola del nostro Gesù: “Non temete se gli uomini vi combattono: questa è la sorte dei profeti”

Quanto più criticata, tanto più la Chiesa è riconosciuta quale perenne voce profetica.

GCM 08.04.09