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Straziare Gesù

Spesso mi chiedo: ma noi cristiani, siamo di Cristo? Oppure, come fecero i Corinzi al tempo di Paolo, ci sentiamo di altro e di altri?

Quante volte da una persona, che pur si professava cristiana, mi sono sentito rispondere: “ Sono della parrocchia di X “. Appartenenza a una diocesi, a una parrocchia, a un ordine religioso, a un movimento di spiritualità.

Quasi nessuno dice: “Sono di Gesù, seguendo la spiritualità francescana”. Sono di Gesù, in lui sono figlio del Padre.

L’unico corpo valido, davanti a Dio, è il corpo di Cristo. A lui solo apparteniamo.

Il nostro scarso senso di fede, tende a creare, anche per l’Eucarestia, un gruppo che ci appartenga. Se un grande dono, oltre a molti altri, Gesù mi ha fatto, è quello di non mettermi responsabile di una comunità, a qualunque livello, per non esser tentato di costringere le persone a far parte del mio ovile, e non di quello di Cristo.

Si dà anche una divisione interna, che mina l’appartenenza all’unico Gesù. Quante volte mi sono sentito legato più a un padre spirituale, che non al Vangelo. Purtroppo anche questa percezione interna, mi riecheggia la lettera di Paolo ai Corinzi: “Io sono di Cefa, io sono di Apollo...”. Spesso mi sfugge quel “Il Padre mi ha graziato, mi ha illuminato, servendosi della persona A o del libro B”.

Gesù non deve essere strappato né diviso, sia nel gruppo dei credenti, sia nell’intimo del mio cuore. Talvolta io separo Gesù, anche opponendomi alle semplici idee dell’altro, scambiando la diversità con l’ostilità.

Gesù, per essere efficace nel mondo, abbisogna della sua unità in noi e tra di noi. “Da questo vi riconosceranno come miei discepoli”.

GCM 30.08.09