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Il perdonare

Prima di proclamare il Vangelo, il sacerdote prega:” Purifica il mio cuore e le mie labbra, Dio onnipotente, perché possa annunciare degnamente il tuo Vangelo”. Dopo aver proclamato il Vangelo, il prete bacia riconoscente il brano letto e dice: “La parola del Vangelo cancelli i nostri peccati”.

Il Vangelo entra nella dinamica della purificazione, del perdono dei peccati.

Anche il Vangelo di Marco, mette in diretta relazione la parola di Gesù con il perdono dei peccati. Lì si narra di Gesù che insegna, e, al calare del paralitico dal tetto, la prima frase che dice è: “Figlio, ti sono perdonati i peccati”. La parola sua non insegna soltanto, ma penetra e purifica. Gesù pronuncia questa frase dopo aver “visto la loro fede”.

Nella chiesa è entrato non solo il perdono, ma è entrata la capacità di perdonare, capacità rifiutata sia dalle altre religioni fondamentaliste, per le quali la vendetta e l’uccisione del nemico sono meritorie, sia nel piccolo cuore di ogni uomo, che, se non è attraversato dalla fede e dallo Spirito Santo, non è capace, o stenta, di perdonare.

Di perdono abbiamo quotidiano immenso bisogno. La nostra scarsa serenità è offuscata dalla presenza di chiare o di occulte vendette verso coloro che continuano a offenderci con i loro atteggiamenti o con le loro parole.

Durezza di cuore, o malattia psichica in chi offende, durezza di cuore e paura di perdere le proprie sicurezze in chi non riesce a perdonare.

Rimetti i nostri debiti, come noi abbiamo cominciato (imperfetto greco) a perdonare ai nostri debitori. Almeno un inizio di perdono, almeno il desiderio di cominciare a perdonare.

GCM 22.02.09