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Centralismo

Quando le singole comunità cristiane potevano creare preghiere e inni, il mondo pullulava di lodi a Dio, coniugate con testi e musiche diversissime. La creatività era ricca e riconosciuta. I contatti tra le singole chiese erano frequenti, con l’ospitalità (=parrocchia) offerta ai cristiani di altre comunità.

Di tanto in tanto i responsabili delle singole comunità, dislocate in un territorio ben definito geograficamente e culturalmente, si radunavano per confrontarsi e aiutarsi. Così si formavano sinodi e concili particolari, che talvolta confluivano nei concili generali.

Lentamente, ma inesorabilmente, si giunse alla centralizzazione, la quale sempre più attribuiva poteri al capo.

Anche per imitare la formazione degli stati unitari, con il Rinascimento e con l’Illuminismo, il Cattolicesimo divenne sempre più centralizzato e piramidale, favorendo così il distacco per reazione: chiesa orientale, chiesa russa, calvinismo, protestantesimo.

Molte delle vittime prodotte all’interno della Chiesa, sono dovute all’accentramento. Una di tali vittime fu la molteplicità della letteratura innica e della musica liturgica. Moltissime espressioni poetiche e musicali scomparvero, rendendo sempre più poveri l’innario e l’antifonario cattolico.

Altre vittime sono gli ordini monastici e religiosi, costretti prima di tutto a unificarsi e poi a centralizzarsi.

Non ultimo l’ordine francescano, che ricco di molte ramificazioni, dovette ridursi a tre filoni: Conventuali, Osservanti, Cappuccini. Ultimamente è stata uccisa tra i Conventuali, la fraternità (democrazia) a favore del capo (centralismo)

GCM 27.04.09