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Gioia di credere

Nella prima lettera di Giovanni, leggiamo un inizio bruciante: “abbiamo visto,  contemplato e toccato il Verbo della vita”.

Si sente viva l’esperienza, quella che viene dal contatto con Gesù, vita eterna che si fa uomo concreto. Perciò nell’uomo concreto sta Dio, vita eterna.

Quest’uomo concreto è anche entrato in noi, per un certo contagio, che si chiama grazia, dono trasmesso a noi, grazie alla fede.

Già la fede è un dono. Dono che ci ha raggiunti quando eravamo germe nel ventre della madre, e che lo stesso Spirito di Dio ci ha conservato per tutta la vita.

Credere è un beneficio inestimabile, del quale essere riconoscenti.

Per la lettera di Giovanni, la fede nel Verbo vivente deve condurre alla gioia. La “nostra” gioia, scrive il testo greco.
Quindi gioia di chi scrive e di chi legge. Anch’essa prodotta dallo Spirito.

La completezza della fede è la gioia.

Per qualche cristiano la fede nel Salvatore e liberatore Gesù, è una catena. Un peso che rattrista, che si oppone alla gioia. Fino a che la fede non raggiunge la gioia di credere, è ancora incompleta.

Doppia gioia: accogliere la fede e spargerla attorno a noi.

Il dono non si può soffocare. Se la fede produce gioia, la gioia è esplosiva. Già la gioia della fede, gioia che non si può celare, è un chiaro annuncio, lampante, della fede.

GCM 27.12.08