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Paura della libertà

Il bambino abituato alla schiavitù delle dande, quando principia a muoversi sorretto meramente dai propri muscoli e dalla propria capacità posturale, cammina incerto e disorientato. La nuova libertà lo confonde. Con il tempo adagio adagio si rinfranca e sgambetta e corre, prima barcollando e poi finalmente schietto e diritto.

Il nostro cristianesimo sembra invece ancora il cristianesimo delle dande. Forse il cristianesimo delle dande è un fenomeno abbastanza antico, se già S. Paolo, nella sua epoca, esortava i suoi cristiani a smettere il cibo dei bambini per adottare quello degli adulti, pur esortando gli adulti nella fede ad assumere comportamenti da bambini per aiutare i più deboli.
     Gesù, da parte sua, invitava a diventare bambini, perché il regno dei cieli deve essere accolto come lo accolgono i piccoli.
     Contraddizione tra Paolo e Gesù?

Le intenzioni di tutte e due sono le stesse: liberare l'uomo. È nella libertà che la doppia indicazione, quella di Gesù e quella di Paolo converge. Liberare l'uomo.
     Paolo indica la liberazione come superamento delle leggi, che erano necessarie affinché un popolo insicuro si dotasse di una strada, ed entrasse nella delizia della grazia, dove non i margini esterni di una legge, ma l'impeto interno dell'amore conduce il cammino.
     Gesù vuol riportare l'uomo all'inizio, quando non c'era legge. È sufficiente ricordare quel "all'inizio non fu così" pronunciato da Gesù per superare i dettami della legge di Mosè, la quale accontentava la durezza dei cuori.

Quindi Paolo vede i bambini sotto l'aspetto di persone ancora legate. Gesù parla dei bambini come persone libere, i cui angeli vedono la faccia del Padre. l'uno e l'altro indicano la bellezza della libertà.
     Si dice: saremo giudicati sull'amore. Non capisco la frase. Tuttavia sono certo che saremo giudicati anche sull'uso della libertà, per la quale Cristo ci ha liberati.

GCM, 08.06.03