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Comprendere Gesù

Fu destino di Gesù e, per conseguenza, è destino di ogni cristiano, non essere compreso dai suoi di casa, cioè da quelli tra i quali si era trovato a vivere.
Destino ancor più increscioso per lui fu quello di non essere compreso da quelli che lui stesso aveva scelto. Perfino dopo la sua risurrezione i suoi non lo capiscono che a poco a poco e stentatamente.
Durante la vita lo compresero quelli che lui non aveva personalmente scelto. I piccoli, Maria di Betania l'amica; tra gli scelti spicca unica eccezione Giovanni.

Ancor oggi Gesù è capito da pochi santi. Però quando si ha compreso Gesù, se ne è trascinati irresistibilmente.
Infatti a lui non ci lega una religione, ma l'amore alla sua persona. Questo amore spesso ci fa compiere azioni che gli altri, spesso i più vicini fisicamente, cioè i conviventi quotidianamente, perseguitano.
Lui solo, e qualche rara altra persona, ci comprendono. Lui ci comprende, perché la fede ci ha radicati in lui, come tralci nella vite. Ci comprende, come noi lo comprendiamo, se lasciamo che l'unico Spirito Santo sia il tramite tra lui e noi.

Se Gesù è il nostro riferimento interiore (non stella polare esterna a noi, ma linfa interna a noi tralci di lui vite), allora anche le tempeste, scatenate dalle cose, o dalla cattiveria o dalla stupidità o dalla malattia psichica di chi ci attornia, saranno affrontate con serenità.
La stessa serenità riacquistata da Gesù nel Gethsemani, potrà contagiare anche la nostra esistenza.

GCM, 19.05.02