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Aprì la bocca

Gesù scende al piano o sale sul monte?
Prima di riportare le beatitudini (nove nel Vangelo di Matteo, quattro in quello di Luca) Luca scrive: "e disceso con loro si fermò in un luogo pianeggiante". Matteo: "vedendo i popolani, salì sul monte".
La collocazione è diversa, come si vede. Forse i due evangelisti ricordano lo stesso messaggio però ripetuto in due occasioni diverse.

Gesù non era un inventore di frasi uniche, ma un annunciatore costante del messaggio nuovo: l'amore di Dio, la vita eterna.
Però in ognuno dei due passi c'è una costante: "alzati gli occhi versi i suoi discepoli" (Luca), "si accostarono a lui i suoi discepoli e, aperta la sua bocca, insegnava loro" (Matteo).
Gesù parlava e ripeteva la lezione affinché i suoi discepoli-alunni l'apprendessero. Piano o monte non fa differenza, perché la parola di Dio viene seminata anche tra le spine e sui sassi, la parola si sparge nel mondo. Essa, ad ogni modo, richiede alunni.

Siamo quindi invitati a vedere se davvero vogliamo "imparare". Almeno come l'impararono quei discepoli, che poi trasmisero la parola o la trascrissero.
Gesù, secondo Matteo, aprì la sua bocca. È il gesto della comunicazione. Si tratta qui della bocca come simbolo e come strumento del pensiero. Le beatitudini sono dottrina autentica di Gesù, perché escono dalla sua bocca. Questo sottolineano gli evangelisti, affinché non ci siano malintesi.
Le beatitudini si collocano fuori dell'orizzonte mentale sia dei pagani (del tempo di Gesù e di oggi), sia dei Sadducei e degli Scribi. Perciò gli evangelisti le sottolineano. Esse sono lezioni impartite agli alunni della nuova scuola, che si affiancava alle scuole degli Esseni e del Battista; ma esse avevano un accento particolare, perché uscivano dalla "sua" bocca.

GCM 26.05.03