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Pane vivo

"Pane di vita" troviamo scritto nel Vangelo di Giovanni, quando Gesù si definisce. Pane di vita può essere compreso come pane che produce vita, e anche, accettando la grammatica ebraica e aramaica, pane vivo.
Pane ha pure il doppio significato: nutrimento in generale, e quel cibo in particolare.
Gesù spiega chiaramente ciò che lui esprime. Infatti tutti i cibi che noi quotidianamente assumiamo sono morti: carne di cadaveri, erbe falciate, latte prima che si corrompa, frutti staccati dalla linfa alimentatrice. La stessa manna del deserto, se non raccolta nel momento opportuno, marciva.
Gesù nota: "Mangiarono la manna e morirono!". In altre parole il mangiare cibi morti, alimenta e prolunga una vita che morirà.

Di sé Gesù dice: "Sono cibo vivo!" e si contrappone ai nostri alimenti morti.
Del suo cibo Gesù afferma: "Chi mangia di me non morirà mai". "Avrà la vita eterna" che si contrappone alla vita mortale.
Ecco il rapporto: cibomorto-morte; cibovivo-vitaintramontabile.
È necessario assimilare la sua carne e il suo sangue per godere la vita.
Di solito questa assimilazione la si attribuisce all'Eucaristia. Ma non è del tutto soddisfacente: la maggior parte dei cristiani si ciba solo del pane, non beve il vino.
L'assimilazione di Gesù avviene basilarmente attraverso la fede.

Credere a Gesù è assimilarlo. È non vivere più noi, ma lui in noi. La fede è il nostro totale abbandonarci in lui. Ci fa diventare una cosa sola con lui: "Hanno creduto in me".
L'Eucaristia è un sacramento di questa fede.

GCM, 09.05.03