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Alza il peccato

"Se diciamo di non aver peccato, inganniamo noi stessi": è un avvertimento dello Spirito Santo, attraverso la prima lettera di Giovanni.

E come la mettiamo allora, quando ci sentiamo con la coscienza a posto?

Distinguiamo tra il sentirci con la coscienza a posto e l'aver la coscienza pulita.
Sentirci la coscienza pulita è una menzogna. In realtà è possibile non aver commesso un errore o ciò che normalmente si chiama un peccato, ed essere liberi dalla rispettiva responsabilità; ma il non aver peccato si pone su un altro piano.
Il peccato per antonomasia, secondo la Bibbia, è la mancanza di fede, ossia una quota più o meno voluminosa di ateismo.
Peccato è tutto ciò che in noi non è secondo Dio. "Accuserà il mondo di peccato, perché non hanno creduto in me": indica Gesù.
Peccato sono le zone d'ombra per la nostra fede, i molti rimasugli di ateismo incastrati nella nostra persona: i dubbi su Dio e su Gesù, la mancanza di fiducia in Dio. La nostra vita terrena sarà sempre assediata da questi residui di peccato. Solo in Paradiso la visione aperta di Dio ci libererà da ogni zona d'ombra, contro la quale combatte quotidianamente la fede.

Gesù è venuto a diminuire la zona d'ombra, a rendere più vicino alla luce di Dio il nostro peccato. Il testo di Giovanni recita non "Togli i peccati del mondo", bensì "Solleva il peccato del mondo". Infatti nella sua persona Gesù alza il livello umano per portarlo più vicino alla luce; alza il peccato di ateismo per purificarlo in una zona più accosta al sole, alla luce. Quella zona nella quale la "rivelazione" ci introduce.
Ma la luce piena verrà dopo. Oggi ogni giorno siamo invitati a chiedere perdono per il nostro peccato, per il continuo residuo di ateismo.

GCM, 29.04.03