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Scolari

C'è un vezzo tra i concertisti e tra gli artisti: nel loro curriculum espongono a lettere maiuscole la scuola che hanno frequentato.
I medici espongono la laurea e la specializzazione: esibizione alquanto ovvia. E poi la lunga serie dei diplomi di frequenza a corsi e a … ricorsi.
I preti che escono dal "Capranica" li vedi da lontano e ne annusi l'usto di superiorità.
Come mai questo vantare la scuola?Anche Nilde Jotti frequentò la Cattolica. Come qualche altro politico, addirittura docente alla Cattolica.
Anche Giuda fu alla scuola di Gesù, ma sembra non ne abbia ricavato un gran profitto.

Qualche naïf può produrre opere, che la stragrande maggioranza dei diplomati nelle accademie si sogna di realizzare.
Se uno per vanto ricorda la propria scuola, c'è da dubitare che tema di mostrare in primo piano lo scolaro.
Di fatto anche la scuola più importante è riuscita - con non molta buona volontà - a sfornare egregi asini.
Se perfino l'unico Maestro, Gesù al quale noi ci appelliamo - ha annoverato alunni come Giuda, bisogna capire che se tra il maestro e l'alunno non corre un influsso di intesa, l'essere andato a scuola non serve a un bel nulla.

La corrente tra Gesù Maestro e noi discepoli è lo Spirito Santo. Questi ci squaderna la verità tutta intera.
Lo Spirito però richiede "intelligenza" nell'alunno. L'intelligenza richiesta è semplicemente la povertà, il vuoto, la disponibilità a ricevere, elaborare, donare. Solo i poveri sanno donare, e non liberarsi del superfluo: come la vedova del Vangelo.

GCM, 23.01.03