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Parla per amore 2

La rivelazione di sé per Dio Padre è una semplice esigenza d'amore. Quando Gesù, nel Vangelo di Giovanni, si indica di "osservare le sue esigenze" (entolè), intende parlare di queste esigenze di amore, alle quali né Gesù né il Padre possono sottrarsi. Se si sottraessero alle proprie esigenze d'amore, tradirebbero se stessi, si annullerebbero.
Se, dunque, la rivelazione nasce dall'amore, solo l'amore la può accogliere e "comprendere". L'amore che ascolta e che accoglie è l'ambiente per capire Dio che si manifesta.
Ad ascoltare Dio ci spinge il piacere di amare, il piacere dell'ascolto amoroso. L'atmosfera per "capire" la rivelazione è quella dell'amore. "Le mie pecore ascoltano la mia voce".

La gioia dell'ascolto: "Tu hai parole di vita eterna". La lettura del Vangelo, durante la Messa, è preceduta dal canto tripudiante dell'Alleluja. L'alleluja non è un vezzo del cerimoniale: è invece un sorridere perché il Padre ancora una volta ci parla per amore. Il bacio che il prete imprime sul testo evangelico appena letto, è un bacio dato al Padre per riconoscenza affettuosa.

Quando prendo in mano il testo del Vangelo, anche per la lettura personale della parola di Dio, la manifestazione spontanea che mi sgorga è quella di sorridere. Ancora non so quello che mi verrà detto, però sono sicuro che mi verrà comunicato con amore e per amore. Il mio sorridere è semplicemente entrare nell'atmosfera idonea.
Dio ha sempre sentito il bisogno di manifestarsi ai suoi figli. Ma solamente Gesù, superando la traduzione della parola di Dio in una legge (Mosè), dà la traduzione autentica della rivelazione.
Attraverso Mosè la legge, attraverso Gesù la grazia: così ci illumina il Vangelo di Giovanni. (cap. 1).

GCM, 06.06.03