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Matrimonio e Dio

Gesù fu invitato alle nozze, che si celebravano a Cana. Gesù alle nozze è nel proprio ambiente. Deve esser presente alle nozze.

Presso gli Ebrei, al tempo di Gesù, le nozze non erano un mero contratto, e l’eventuale festa acquistava un profondo significato religioso.

Le nozze infatti erano una conseguenza di una realtà più profonda, della quale le nozze erano anche un simbolo stringente. Esse continuavano e  rappresentavano il “matrimonio”di Dio con Israele; e Israele non si chiamava perciò “desolata”, ma “terra sposata da Dio”, come si esprime Isaia.

S. Paolo riprende questa visione delle nozze, e la coniuga in dimensione cristiana: “Perciò l’uomo abbandonerà padre e madre e si incollerà presso la sua donna, e saranno i due in carne una. Questo mistero è grande; io tuttavia dico per Cristo e per la Chiesa”.

Nel matrimonio si attua Cristo, privilegiando la sua felicità. Nell’A.T. si continuava a ripetere che Dio è fedele sempre alla sua alleanza (nozze) con Israele.
Perciò nel matrimonio in  versione cristiana, una condizione irrinunciabile, affinché il matrimonio sia “sacramento” (= presenza di Cristo), è la indissolubilità del patto.

Il matrimonio cristiano non si esaurisce ad essere patto benedetto, ma si eleva a presenza fedele di Dio tra gli sposi, quella presenza che reclama e alimenta la reciproca fedeltà. La fedeltà degli sposi è anche una questione etica, ma soprattutto è una presenza attiva dello Spirito Santo, vincolo nella
Trinità e nel matrimonio, che prolunga la Trinità nel tempo.

Gli sposi credenti sono investiti da Dio, penetrati di Trinità, ostensorio vivente dell’Unione della Trinità.

GCM 22.01.13